Questioni fra vicini
Un pretesto per ripercorrere vicende connesse alla nascita
del nuovo Incasato di Grottammare

(L’Arancio n. 19, estate 1997, pp. 16-19)


Per quanto è stato finora pubblicato, è indiscutibile che uno dei protagonisti della costruzione del nuovo borgo di Grottammare alla marina sia stato il fermano conte Eufemio Vinci.
Proprio nelle carte dell'archivio della sua famiglia, conservate presso la Sezione d'Archivio di Stato di Fermo (poi SASF), è stato rinvenuto un fascicoletto di poche carte, che risale al 1834(1).
Si tratta della richiesta avanzata da Giuseppe Paci per ottenere un piccolo lotto di terreno adiacente alla sua abitazione, contesogli dal vicino Domenico Piattoni.
Il conte, Deputato per l'assegnazione dei lotti, nell'esaminare le domande si lascia andare ad un excursus in cui narra al Prefetto del Buon Governo come si sono svolti i fatti che hanno portato alla nascita del nuovo Incasato.
In considerazione della particolare qualifica del narratore, riteniamo utile trascrivere il suo scritto, facilmente leggibile grazie alla grafia chiara e ben strutturata con la quale sono abitualmente tracciate le sue lettere, e sottoporlo all'attenzione dei lettori.
«Eccellenza R.ma
Nel mentre che mi occupava a rinvenire i mezzi per informare sulla istanza di Giuseppe Paci di Grottammare, interpellatone il Sig.r Gio: Batta Dassi Ingegnere della Delegazione, mi pervenne l'altra rimessami dall'E. V. R.ma.
Nella oscurità de' fatti si è dovuto raddoppiar fatica. Dopo le più minute ricerche si è finalmente tutto ridotto al chiaro lume della verità.
Giuseppe Paci reclama un sito d'appresso alla sua Casa, prossima al Mare, e Nuovo Incasato di Grottammare. Sito, che in parte vien dimandato da Domenico Piattoni. Il Tipo annesso mostra la natura di ambedue le istanze Paci, e Piattoni. Prima però di decider, se le istanze possano esser accordate, mi è uopo di porre sott'occhj la serie de' fatti, onde poter deliberare con giustizia.
L'antico Castello di Grottammare urtato da un rovinoso fosso, che lo spinge di fronte, ed il corrode sul fianco, ebbe a gemere, e sbigottirsi per una profonda, e spaziosa voragine, aperta dalle copiose acque sorgive, e pluviali, accresciute nel 1779 in tal guisa, che ne fece temere il prossimo totale deperimento di quel caseggiato in seguito di molte case cadute, e di altre pericolanti, e sconnesse pel suolo istabile, e fesso da più lati. In tale infortunio implorò quella Comunità sussidj dalla città Madre, e dalle autorità superiori. Portatosi tutto a notizia dell'immortale Pio VI, il di Lui beneficentissimo cuore, penetrato, e commosso dalle umili dolentissime rappresentazioni, ordinò, che si provedesse rapidamente al bisogno, che venissero atterrate le case pericolanti e che si rinvenisse un luogo stabile, e sicuro per costruire il nuovo Castello coerentemente alle istanze di quel comunale consiglio, delle congregazioni di quei Possidenti, degli Oppidani Ecclesiastici, della Città di Fermo, e dell'emerito Preside della Provincia Monsignor Arigoni. Gl'Ingegneri spediti sul luogo, divisarono, che dovesse costruirsi il nuovo Paese in luogo sicuro, e fermo, e commodo per tutti, e particolarmente per quelli, che debbono transitare, per quelle contrade.
Dietro relazioni degl'Ingegneri il Preside anzidetto con alcuni Cavalieri Fermani accorse col suo consiglio, ed autorità a deliberare sull'oggetto sì importante. Si visitarono le prossime aggiacenze al cadente castello, e fatti i più maturi riflessi, a senso anche dei Periti presenti, fu giudicata la miglior località quella pianura presso il mare, che spettava alla Comune di Grottammare, da questa concessa in Enfiteusi perpetua a diversi Individui.
Se ne calcolò il quantitativo occorrente, e quindi si apposero li Termini verso il Fiume Tisino, giacchè la laterazione degli altri lati era circoscritta dalla via Lauretana cioè, dal mare, e dai scogli di gran mole, che restano a vista di ognuno. Il tutto risulta da Tipi, Perizie, Istromenti in atti del Notaro Fermano Gaetano Fiorani del 1780, e 1781.
Si officiarono in seguito gli enfiteuti Azzolini, Agnelli, Madonnamia, Seghetti, Bassi, ed altri, perchè si compiacesser di retrocedere alla Commissione del nuovo Incasato le terre comprese nella località anzidetta, da loro ritenute in enfiteusi. Tutti annuirono con quelle condizioni, che venivan dettate dalla giustizia. Conciliato questo primo oggetto, si chiamò la Magistratura, affinché cedesse il rispettivo ratizzo degli annui canoni enfiteutici. Questa ne convenne pienamente, aggiungendo quindi in comprova la consentanea Risoluzione del Comunale Consiglio. Furono poscia, e l'una, e gli altri quietanzati con pagare a questi le rispettive valute delle superficie esistenti, peritate di reciproco consenso, ed alla Comunità, calcolati i canoni annui ceduti a capitale, fu reso il ricevuto di aver pagata quella somma a conto di quel di più, a cui fu obbligata per Ordin sovrano, poichè l'importare di tal'opera fu diviso in tre eguali parti, da pagarsi la prima dall'Erario Pontificio, la seconda dalla Città di Fermo, la terza dalla Comunità di Grottammare.
Le Piante del nuovo Incasato, normato sulle regole di buon'Architettura dagl'Ingegneri, lasciate fuori quelle picciole case preesistenti, situate presso il mare di cattiva costruzione, e senza alcun ordine simetrico, furon umiliate al Trono Sovrano, da cui tornarono con pienissima approvazione non disgiunta dai più commoventi elogi per quelli, che vi avevano avuta parte.
Quì è che debbo richiamare l'attenzione vostra. Si disse, che le picciole Case non fecero parte nelle Piante del nuovo Caseggiato, perchè erano mal costruite, e non potevano figurar colle nuove, le quali furon tutte delineate in squadro, e sempre in linea parallela.
Fra le dette preesistenti case, e casette v'era quella de' Fratelli Travaglini, che poteva figurar colle nuove, essendo eglino del novero de' buoni possidenti si avevano procurato una conveniente abitazione. Quella di Madonnaia non così, che avea alcuni spazj annessi, ove esistevan capanne di paglia per commodo di Guardiano, o di piccole bestie. Di egual natura erano le altre presso che tutte. Nelli contratti di ritrocessione di enfiteusi, ove non furono queste nominate, rimasero in dominio degl'Investiti, e successori libere, ed esenti di qualunque onere enfiteutico, ed ove furon nominate, e peritate, restaron comprese ne' contratti, come ne fan fede gli atti notarili, da quali rilevasi, che una casetta posta nel centro delle terre della stessa pertinenza retrocedute vicine alla Via Lauretana fece parte del contratto, e passata in dominio della Commissione, fu fra pochi giorni demolita, pagatone l'importare in un col Terreno.
Le Casette di Madonnamia non furon nominate, ne peritate.
Dunque non fecero parte del contratto di retrocessione.
Giuseppe Paci prova la sua discendenza da Domenico di Antonio Madonnamia, il quale allega in suo favore un Istromento di Enfiteusi perpetua fatto sotto il dì 13. Marzo 1741. in atti del Notaro Felice Ottaviani da quei che ne furono da prima investiti, e con approvazione e pieno consenso della Comunità di Grottammare.
La di lui ava Catarina Madonnamia fu quella, che ritrocedette alla Commissione le terre enfiteutiche, e possedette la casa colli suoi spazj annessi, li quali non passarono in dominio della Commissione, perchè non contemplati nel contratto.
Il Titolo del Paci è chiaramente dimostrato. Il possesso è stato pacifico da tanto tempo fino a quest'ora. Dunque il Paci è assistito dalla disposizion di ragione, e perciò non può esser turbato dal possesso, e dalli reclamati suoi dritti sulle casette, che oggi figuran Casa di abitazione, e in parte spazj, ed orti.
Ecco quanto ho potuto rilevare dopo praticate le maggiori diligenze. Resta ora, che deliberino quello, che crederanno convenire.
Fermo Febrajo 1834
Eufemio Vinci Deput.°
»
Il documento è corredato da:
- uno schema genealogico di Giuseppe Paci;
- una mappetta relativa al territorio compreso tra le attuali via dei Giardini e via del Pontelungo (già Salotta);
- uno schizzo dei lotti in questione;
- una pianta schematica del nuovo Incasato, eseguita il 25 aprile 1825, interessante perché riporta le linee di spiaggia del 1771 e del 1825. Le abbiamo qui riprodotte in parte, grazie alla autorizzazione rilasciata dalla direttrice della SASF.(2)
Nello stesso faldone è conservato un fascicolo del 1818, relativo a Luigi Piccioni che, quando l'esercito Napoletano si trattenne a Grottammare, subì dei danni a seguito delle manovre eseguite con i cannoni. A titolo di risarcimento, chiede che gli venga concesso un lotto: «Vi prego con somma bontà farci richoverare qualche cosa, e il posto di case non mi lo vole dare più il sig.r Giosafatto Ravenna perche li terreni li sono comprati lui. Fate questa carità farmi riprendere il posto.»(3)
Il conte Vinci invia a Roma la domanda di Piattoni, esprimendo parere favorevole. Il lotto proposto è nei pressi di quelli di Giuseppe Paci e Domenico Piattoni, ma sull'altro lato della strada di S. Pio V, ora via Cairoli. Anche queste carte sono corredate da due disegni, che riproduciamo perché danno una raffigurazione del nuovo Incasato nei primi anni della sua vita.

Note
(1) - SASF, archivio Vinci, b. 84/2,b. 84/7.
(2) - Si ricorda che, a norma delle leggi in vigore, tali documenti sono di proprietà del Ministero dei Beni culturali ed ambientali - conservati presso la Sezione di Archivio di Stato di Fermo, che ha rilasciato il nulla osta alla pubblicazione - e non possono essere ulteriormente riprodotti senza l'autorizzazione dell'Ente che ne ha la proprietà.
(3) - SASF, archivio Vinci, b. 84/2. Ricordiamo che E. Vinci riuscì a far annullare il contratto di G. Ravenna. Cfr. quanto da me pubblicato in V. RIVOSECCHI, Grottammare. Percorsi della memoria, pp. 31-48.

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