Touring Club Italiano

I volumi de "L' ITALIA": le MARCHE

Così il Touring Club Italiano pubblicizza la sua opera (edizione 2005):
Un progetto editoriale di inestimabile valore: 23 preziosi volumi con cofanetto, realizzati in collaborazione con il Touring Club Italiano, per un totale di 20.000 pagine corredate da un ricco e dettagliato apparato cartografico.
Un'opera completa, prestigiosa e autorevole, con una veste editoriale raffinata e contenuti di grande valore educativo e culturale*, aggiornati a gennaio 2005. Per vivere l'emozione dei capolavori dell'arte italiana e per conoscere la straordinaria ricchezza del nostro territorio; per ammirare la bellezza delle grandi città italiane e scoprire il fascino dei paesi più piccoli e caratteristici.
I volumi de "L' ITALIA" sono in edicola ogni martedì, in abbinamento con Repubblica a soli 12,90 euro oltre al prezzo del quotidiano.
*L'opera del Touring Club ha ricevuto il riconoscimento del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali quale repertorio del patrimonio storico-artistico del nostro paese.

Lettera di protesta... "per manifesta inattendibilità" !

... era già successo nel 2000 !!!


guida delle Marche 
La guida
delle Marche
oggetto del
tapiro
Gent.mo sig. Abenante info.tci@iol.it

Al TCI qt.seg@touringclub.it

e p. c. :
Comune di Grottammare: ufficiostampa@comune.grottammare.ap.it
Sig. Lillo Olivieri: olivieriap@infinito.it
Vincenzo Mascaretti: vincenzo.mascaretti@libero.it
Michele Rossi: melamangio@libero.it

Ho comprato da pochi giorni la guida rossa Marche TCI-La Repubblica. L’ho scorsa rapidamente ma non completamente e, per la parte che ho esaminato, esprimo giudizi discordanti, positivi per certi aspetti, negativi per altri.
Ovviamente – se aveste conservato in archivio le mie (e di altri “amici delle Marche”) osservazioni sulle precedenti analoghe pubblicazioni – avreste potuto prevedere che mi sarei soffermato sul capitolo “Il litorale adriatico da Ancona a San Benedetto del Tronto”. Cosa che ritengo impensabile! Ovviamente scherzo.
In primis, ho apprezzato molto quanto scritto alle pagine 384 e 385.
Più avanti, mi pare che a pagina 386 sarebbe meglio precisare che il Pinocchio, al culmine della salita sfiora i 100 m, anche se ha inizio ad una quota molto più bassa, indicata in 16 m. Vero?
Il problema per Voi insolubile, però, è sempre lo stesso e Vi dovrete rassegnare a sentirVelo ricordare ogni qualvolta continuerete a scrivere inesattezze sull’ubicazione del tempio della dea Cupra.
Il fatto che Marano abbia assunto dopo l’unità d’Italia il nome di Cupramarittima è da mettere in relazione all’esistenza in loco di una cittadina romana appellata Cupra marittima. Che poi dalla fine del 1700 in qua prima il Colucci e poi altri abbiano voluto porre in quel sito (ma spostandolo da una posizione all’altra: la Civita, Colle Morganti e così via) il tempio della dea Cupra è tutt’altra cosa, che non è affatto condivisa non solo da antichi scrittori come Peranzoni, Rocca e Cluviero ma anche da moderni studiosi che non intendono essere presi in giro da chi sostiene che la lapide adrianea esistente a Grottammare, nella chiesa di San Martino, sia stata asportata non si sa come né quando (qualcuno parla addirittura del ’700, infischiandosene delle testimonianze di Rocca e altri) da Cupra. Purtroppo errare humanum est e Voi avete scelto di schierarvi dalla parte del diavolo, dato che perseverare diabolicum est. Per fornirvi un contributo chiarificatore in merito segnalo i seguenti siti dove è possibile conoscere le ragioni dell’una e dell’altra parte e così poter avere un quadro completo della situazione:
http://olivierilillo.it/silvestro/indice-silvestro.htm
http://olivierilillo.it/silvestro/nardis.htm
http://olivierilillo.it/cuprapicena/cuprapicena.htm
http://olivierilillo.it/infinito.htm

Aggiungo altre osservazioni:
  • a pagina 4, quasi in fondo, si ricordano i nomi di chi ha collaborato alla redazione della guida specificando, per alcuni, il luogo di nascita o residenza dell’interessato o il tema dell’argomento trattato. (Non vi sono indicazioni in proposito e perciò faccio solo supposizioni). Non voglio certo ravvivare vecchie polemiche tra Marche alte e basse, ma non riesco a spiegarmi come mai per il Piceno (o solo Ascoli?) appare il nome di Antonio Rodilossi mentre vi sono in totale 6 curatori per altri luoghi, come Camerino, Fossombrone, Urbania, Fano, Cingoli e S. Severino Marche? E’ soltanto uno squilibrio apparente o sostanziale? Fermo non avrebbe meritato un curatore a parte ?
  • a pagina 62 si afferma che le Marche non hanno mai goduto dei benefici della Cassa del Mezzogiorno. Inesatto. Per vari decenni parte della provincia di Ascoli Piceno – fino al limite del 43° parallelo, se non sbaglio – ha goduto di tali benefici:
  • a pagina 406, sono citati i nomi d’illustri cittadini di Ripatransone, alcuni dei quali universalmente noti e altri del tutto sconosciuti ai più. Lo stesso per qualche altra località. Non per tutte, come se quelle ignorate non avessero avuto figli famosi. Certo non si può pretendere di ricordarli tutti ma, se a Grottammare si rammenta doverosamente Felice Peretti, poi Sisto V, perché non si menziona almeno Pericle Fazzini, autore di una delle sculture più “viste” in televisione ?
  • passiamo a Montefortino (pagina 566). Si citano il Museo d’arte sacra e la Pinacoteca Fortunato Duranti, che però non vengono ritenuti degni d’essere inseriti nell’Appendice da pagina 656 a pagina 698. Inutile dire che F. Duranti era nativo di Montefortino ed è stato un artista degno d’attenzione, oltre che un mercante d’arte, fortunato però fino ad un certo punto …
  • non vengono citati, né in appendice né nel testo, i musei dedicati all’agricoltura esistenti in Amandola e Monteprandone, e forse qualcun altro ancora. In compenso, per Arquata, che mi risulta inserita nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini e non in quello del Gran Sasso e dei Monti della Laga, si cita il Museo di quest’ultimo parco. E’ proprio così ? Posso crederVi dopo tutto quello che ho messo in risalto ? Se mi fossi sbagliato, chiederò scusa;
  • a pagina 409 viene descritto il Museo archeologico di Ripatransone, che però non è stato ritenuto degno di apparire nella citata Appendice. Così pure il Museo di arte sacra e liturgica a S. Chiara (p. 410) e il Museo della civiltà contadina e artigiana (p. 41). E così pure il Museo Guglielmo Allevi di Offida (p. 609);
  • anche i musei di Monsampolo, pure descritti nel testo a p. 605, non compaiono nell’Appendice, dove invece compare – e chissà perché - il Museo sistino di Cupramarittima, facente parte di un sistema museale con altri centri a Grottammare, Montalto Marche, ecc., ignorati del tutto da chi ha scritto quel testo ma non meno importanti di quello cuprense. Se non altro, perché siti nella patria di Sisto V (Grottammare) e nel luogo d’origine di suo padre (Montalto);
  • bibliografia. Non mi pare molto aggiornata, per alcune località. Vedasi Grottammare. L’Anonimo Tennacriano scriveva a fine ’700 (qui si cita un’edizione del 1928), ma la sua importanza è circoscritta anche perché il testo fa parte di un’opera di maggior peso e volume di E. Polidori. Va bene per G. Speranza. Ma perché ignorare G. B. Mascaretti (Memorie Istoriche di Grottammare) e, soprattutto, V. Rivosecchi, a c. di, Grottammare. Percorsi della memoria, 1994 ? Anche per San Benedetto del Tronto, Ripatransone, Montalto Marche, Monteprandone e altri centri si cita poco e male, e sempre roba vecchia. Acquaviva Picena non viene ricordata, in questo campo, come Campofilone. Sembrerebbe che chi ha curato questa parte si sia occupato di aggiornare la Guida rossa degli anni trenta e non degli anni novanta! C’è da rimanere delusi, sconcertati, preoccupati e anche arrabbiati.
    Potrei continuare, ma diventerei molto più noioso di quanto non lo sia stato finora.
    Per esprimere un giudizio sulla genesi di certe affermazioni, avanzo almeno tre ipotesi:
  • il compilatore (ovviamente intendo colui o colei che si è occupato del suo campo particolare) non è sufficientemente aggiornato e si è avvalso soprattutto d’informazioni provenienti da collaboratori “locali”, che potrebbero aver peccato per eccesso di campanilismo. Se così fosse la sua opera meriterebbe scarsissimo apprezzamento;
  • sempre il compilatore, per motivi a me sconosciuti, è tendenzialmente disposto a sopravvalutare certi aspetti di alcune comunità e ignorare e svalutare quelli di altre;
  • tutti i consulenti, revisori e collaboratori vari hanno fornito il proprio contributo. Qualcuno, però, non è stato all’altezza del compito, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti. Anche in questo caso l’esito del lavoro è infelice, sia a livello di compilazione sia di revisione.
    Nell’ultimo Qui Touring il Presidente esprimeva la propria soddisfazione per il successo ottenuto dall’iniziativa combinata TCI-La Republica.
    Certo, sono state vendute moltissime copie – aggiornate – di Guide rosse, si è fatta molta pubblicità, le associazioni potrebbero essere aumentate. Ma se non si pone la dovuta attenzione nella elaborazione dei testi si corre il rischio di compromettere tutto per manifesta inattendibilità.
    A questo punto potreste rivolgermi una domanda: perché, se da circa 40 anni sono socio, non abbandono il TCI insoddisfatto di queste cose ?
    Forse perché continuo a credere che le osservazioni di chi fa parte dell’associazione dovrebbero essere tenute in debita considerazione – qualora ripetute più volte e concordanti con quelle di altri critici estranei al sodalizio – e certe battaglie vanno combattute non solo dall’esterno ma anche, e soprattutto, dall’interno. In Qui Touring si riferiscono tante notiziole su segnalazioni di diversa importanza provenienti da soci: perché non rispondere a critiche di peso (apparentemente) superiore ? Se avessi scritto a un indirizzo non appropriato perché la mia lettera non dovrebbe essere stata trasmessa a chi se ne dovrebbe occupare ? Sarebbe una minima forma di rispetto, doverosa da parte di chi è coinvolto nella materia.
    Per questo motivo preferisco rimanere ancora nel TCI ma tenere al corrente delle mie osservazioni anche un certo numero di amici e il Comune di Grottammare, ai quali invierò copia della presente.

    Roma 14 giugno 2005.
    Alberto Silvestro
    tessera AD 2929426J

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