Giorgio SIMONCINI, a c. di, Sopra i porti di mare. IV. Lo Stato Pontificio,
ed. Olschki, Firenza 1995 s.i.p.

(libro reperito nel mercato antiquario)
(Cimbas n. 13-1997, pp. 77-80)



Recensione
Ecco un libro dal titolo estremamente allettante per chi, come gli appassionati di marineria ed i soci del nostro Istituto, gradisce conoscere i risultati raggiunti da altri ricercatori nel settore d'interesse, per estendere i confini del "terreno" già soddisfacentemente esplorato.
Tuttavia, in questo caso, alla fine della lettura prevale un senso d'inappagamento, se non proprio di delusione. Non certo perché, pur essendo il libro ancor fresco di stampa, viene ignorata l'attività del nostro centro che, senza falsa modestia, possiamo definire utile e feconda. (Eppure il presidente qualcosa, anche se non di marinaresco, ha pubblicato presso il benemerito editore fiorentino !) Quanto, invece, per il perpetuarsi di una imposta e non realistica subalternità della marineria picena nei confronti di quella di Ancona e di quelle poste a sinistra del Conero, tanto per usare un simpatico, vivace e ancor fresco termine burocratico ottocentesco pontificio. In verità, tale pretesa inferiorità non è altro che il risultato di una carenza di lavori scientifici o divulgativi a proposito delle Marche meridionali. Eppure, ormai da parecchi anni, pur senza l'avallo di riconoscimenti accademici, sono apparsi e continuano ad apparire numerosi studi. Nonostante l'impegno e gli sforzi posti nella partecipazione a manifestazioni, nell'organizzazione di convegni e nella diffusione di un bollettino d'informazione semestrale, essi molto probabilmente non giungono in tutte le sedi che si occupano della materia. E, se le cose stessero effettivamente così, non potremmo che recitare un atto di contrizione e provvedere a modificare certi aspetti della nostra attività.
Prima di entrare nei dettagli, è opportuno precisare che:
- il libro contiene una presentazione del curatore e 8 saggi, due dei quali dedicati al litorale tirrenico che, in questa sede, non c'interessano particolarmente;
- G. Simoncini, a pp. 6-7, sottolinea giustamente che è impossibile trattare singolarmente tutti i porti dello stato e che «il presente contributo è stato concepito come una rassegna ragionata degli interventi attuati o previsti nei vari porti del territorio ecclesiastico durante i periodi considerati, e della politica portuale che caratterizza le loro varie fasi. Non si è cercato di scrivere una storia dei porti: si è solo cercato di ordinare in modo sistematico ma aperto, una serie di informazioni utilizzabili a questo riguardo.»
Con riferimento a queste parole avanziamo le nostre osservazioni con spirito collaborativo, anche quando rileveremo eventuali errori o lacune. Non vogliamo affatto sminuire l'importanza del lavoro presentato. Vorremmo, se possibile, sollecitare in modo più vivo gli studiosi a rivolgere la propria attenzione a territori poco esplorati.
Non desideriamo, tuttavia, farci paladini di un particolare porto ritenuto trascurato rispetto ad altri - anche se segnaleremo alcune omissioni fastidiose anzichenò - ma fornire informazioni che potrebbero essere sfruttate per estendere l'ambito contemplato in questa prima fase.
Nell'elencazione dei porti pontifici (p. 9) sarebbe stato preferibile indicare pure il nome degli «approdi e caricatori della Marca e precisamente quelli situati nella parte meridionale.» Statistiche sul movimento portuale mercantile dell'800 in quella fascia costiera indicano Porto Civitanova, Grottammare e Porto Fermo come i centri più importanti di accentramento delle merci che, per le manchevolezze della rete stradale, venivano necessariamente avviate per la via marittima ed erano indispensabili per assicurare la vita dei residenti e lo svolgersi delle loro attività. In particolare a Grottammare, che dal 1826 a pochi anni prima dell'Unità ha ospitato l'unica raffineria di zucchero dello stato, facevano scalo le navi di grande cabotaggio che collegavano regolarmente Marsiglia, Grottammare, Ancona e Trieste e, saltuariamente, altri porti (Senigallia, Segna, ecc.).
I risultati conseguiti con la vittoria di Lepanto, riguardo alla minaccia della flotta ottomana e dei corsari barbareschi, appaiono sopravalutati perché nello scorcio del XVII e poi nei secoli successivi, l'azione protettrice di Venezia e delle sue galere sul Golfo e sulle rive occidentali non ha più il primitivo vigore.(pp. 19-20) Poco incisivo ci pare il commento alle realizzazioni di Sisto V in campo navale.(pp. 22-23, 60) Nella rassegna dei miglioramenti ottocenteschi, «relativamente alla costa adriatica, fra le proposte di carattere commerciale si conosce solo un irrealizzabile progetto per il porto di Fano, elaborato nel 1804 da un ingegnere Castagnola, probabilmente d'iniziativa locale.» (p. 65).
M. L. de Nicolò si è occupata con accuratezza di un altro progetto di Castagnola - relativo al porto di Cattolica, anch'esso non realizzato e purtroppo ignorato in questa sede - come pure dell'attività dell'idrografo Calindri a Rimini sulla fine del '700. Il testo in questione della studiosa romagnola non viene citato in bibliografia, dove appaiono pochi altri suoi titoli. Per di più ci pare molto riduttiva l'espressione "un ingegnere Castagnola", come se si trattasse di un dilettante qualunque. Era invece un uomo di mare esperto, preparato e di vasta cultura, nativo di Civitavecchia ed appartenente ad una solida famiglia con interessi in campo marittimo. In gioventù ebbe il comando di corvette pontificie, poi divenne insegnante alla scuola nautica e funzionario portuale. Sotto i Francesi prestò la sua opera come principale esponente della marineria laziale ma si occupò anche di lavori connessi al restauro ed all'adattamento del palazzo del Quirinale. E' autore di un progetto di porto alla foce dell'Ete vivo, che non ebbe fortuna nonostante le insistenze esercitate dalle autorità e dai marittimi di Porto Fermo fin verso gii anni '20 del XIX secolo. All'Archivio di Stato di Roma si conservano parecchie carte che riguardano lui e diversi membri della famiglia. Vi sono anche documenti relativi ad un nuovo progetto di porto a Cattolica, ad opera di altro tecnico che però tiene in buona considerazione lo studio dell'ingegnere Castagnola.
A pp. 69, 98, 107, 143 si potrebbero precisare meglio le sedi delle luogotenenze dei porti pontifici adriatici.
Alcune pagine, da 70 a 76, sono dedicate ai porti a destra del Conero. Manca, come già detto, notizia del progetto Castagnola per Porto Fermo. Si ha l'impressione che, anziché attingere alle fonti dirette - e gli archivi, particolarmente quelli di Roma, sono ricchi di carte interessanti - si sia preferito lavorare di seconda mano, su testi già pubblicati, incorrendo in qualche imprecisione, come l'attribuzione dell'anno 1825 al Regolamento dei porti, il noto Motu proprio di Nostro Signore papa Pio VII in data 31 gennaio 1820 su i porti dello Stato Pontificio, in effetti integrato nel 1827.
Nella trattazione delle conseguenze sui traffici marittimi in Adriatico a seguito delle restrizioni imposte da Venezia nel XVI secolo non viene adeguatamente posto in risalto l'importante ruolo svolto da Firenze e dai suoi mercanti, che operavano attivamente attraverso l'Appennino e lungo l'asse Ancona-Ragusa, come ampiamente e ripetutamente messo in rilievo da F. Melis e dai suoi collaboratori.
Limitare ad un solo titolo la vasta bibliografia di Melis sembra quasi discriminatorio. Nel testo, e nella bibliografia, vengono più volte citati volumi di G. Nepi, tra cui quello da lui curato per S. Benedetto, come pure altri volumi su S. Benedetto. Non compare, invece, menzione di un libro su Grottammare curato da V. Rivosecchi, la cui conoscenza avrebbe permesso all'estensore d'indicare l'anno 1780 per l'avvio del piano regolatore del Nuovo Incasato di Grottammare, come da altro motu proprio, ma di Pio VI, anziché l'inesatto 1795.(p. 254)
Anche se in sintonia con lo spirito del curatore, non ci sembra appropriato limitarsi a descrivere in dettaglio solo Porto Recanati e Porto d'Ascoli, che non sono certo tra i porti più significativi del litorale.
Per finire, qualche osservazione sulla ricchissima bibliografia:
- a p. 326 (porti in generale, navigazione e commercio marittimo), viene citata la monografia storica dei porti della penisola, ma non la gemella sui porti delle isole;
- pp. 329-330: del prof. Gabriele, anziché ripetere la citazione di uno dei suoi due testi sarebbe stato meglio menzionare il terzo, chissà perché trascurato, pur essendo apparso nella stessa collana degli altri;
- p. 329: viene citata l'opera sull'agricoltura romana di Canaletti Gaudenti. Non ho trovato, o mi sono sfuggite, le citazioni del libro di E. Piscitelli - sulle riforme all'epoca di Pio VI - e della collettanea sulle risultanze dell'adozione del catasto gregoriano, con ricca documentazione sulle attività marinaresche e i traffici marittimi negli anni 1841-43, ricordata anche da S. Anselmi;
- maggiore spazio potrebbe essere riservato alle opere di M. L. de Nicolò e di M. Marzari;
- si trovano citazioni di testi di storia locale su centri delle Marche centro-meridionali, dedicate a S. Elpidio e porto, Civitanova e porto, Recanati e porto, S. Benedetto, Pedaso. Non si poteva fare un piccolo sforzo e citare qualcosa anche su Grottammare, Marano, S. Andrea, Montesanto, ecc.?
- come già detto in precedenza, in questi ultimi anni molti contributi di vari autori, utili per l'arricchimento della storia della marineria pontificia, sono apparsi soprattutto in Cimbas, ma anche ne i Quaderni dell'archivio storico arcivescovile di Fermo, l'Arancio, l'Ancora, La Riviera delle Palme, ecc: non se ne trova alcuna traccia;
- V. Galiè viene citato per alcune cose; così pure la Deputazione di Storia patria per le Marche. Non il Centro studi storici maceratesi.
Mi fermo qui, perché le mie osservazioni scaturiscono da una prima rapida lettura e, avendo dato più spazio a critiche che ad apprezzamenti, non vorrei correre il rischio che le mie parole vengano fraintese perché, in effetti e nonostante tutto, c'è bisogno di opere come questa, che ha anche il merito non trascurabile di far parte di una collana omogenea, in cui dovrebbero apparire, o sono apparsi, altri volumi dedicati al sistema portuale di Napoli, Sicilia, ecc. o a studiosi del passato.

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