Quando l'urbanistica diventa storia.
La nascita del nuovo incasato di Grottammare

(Quaderni dell'Archivio Storico Arcivescovile di Fermo nn. 17-18, 1994)
1. Premessa
Mi sia innanzitutto consentito porgere agli organizzatori i miei più vivi rallegramenti per il successo del convegno ed i miei ringraziamenti per avermi offerto l'opportunità di illustrare alcuni eventi relativi ad un paese a me molto caro.
Altri relatori, prima e con maggiore competenza di me, nel corso di queste feconde giornate hanno trattato, con ampiezza ed importanza adeguate alla materia, le strette relazioni intercorrenti tra le fonti storiche ed alcune discipline.
Il tempo a disposizione mi consente di fornire solo pochi cenni su un caso, a mio parere esemplare, che conferma come la genesi di un centro abitato sul finire del 1700, grazie alla copiosa documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Roma, possa costituire una fonte storica di primaria importanza, utile non solo in urbanistica ma anche in altri campi: ambiente, paesaggio, archeologia industriale, amministrazione pubblica, ecc.
Non mi è stato possibile condurre analoghe ricerche nel benemerito e mai sufficientemente lodato Archivio Storico Arcivescovile di Fermo, né presso gli Archivi di Stato di Ascoli e Fermo o l'archivio Comunale di Grottammare (purtroppo bisognoso di un accurato rassetto), ma presumo che anche in questi centri, sullo stesso argomento, sia reperibile una documentazione di pari interesse.
Molte delle rappresentazioni cartografiche rintracciate in tale occasione, grazie al permesso cortesemente rilasciato dalla direzione dell'ASR, oltre che nel volume degli Atti del presente convegno, troveranno posto nel volume dedicato al suo paese natale dall'amico Vittorio Rivosecchi.

2. Parliamo d'urbanistica
Nella prima metà di questo secolo giungono a maturazione interessanti riflessioni sulla natura dell'urbanistica, volte ad arricchire e/o superare la definizione tradizionale secondo la quale essa è un connubio non ben definito di arte e scienza al servizio di chi costruisce città.
Ovviamente i concetti fondamentali della disciplina, considerata attualmente come un fatto culturale-scientifico -etico-sociale complesso, erano ben noti ai nostri antenati. Infatti bisogna considerare che lo scopo dell'urbanistica, in poche parole, è di mettere a disposizione dell'uomo una confacente sistemazione abitativa nell'ambiente in cui vive, oggi come duemila anni fa.
Si selezionano dal Fedele alcune delle tante definizioni di urbanistica proposte fino a 30 anni fa (nel frattempo la disciplina ha fatto ulteriori progressi), allo scopo di riscontrare, nel prosieguo, se esistano corrispondenze con il caso particolare di cui ci occuperemo in questa sede: lo sviluppo, a partire dal 1780, della Grottammare moderna, gemmazione dell'antico centro Le Grotte arroccato su una collina franosa prospiciente il mare sicuramente fin dal medioevo, ma con abbondanti e significative tracce di presenza umana in siti anche molto prossimi al vecchio incasato, ascrivibili alla protostoria ed alle culture picena, romana e gotica.
"L'urbanistica esprime il modo di essere di un problema. Sino ad oggi essa si è applicata soltanto ad un problema, quello del traffico. Si è accontentata di aprire viali o di tracciare strade, costituendo in tal modo degli isolati la cui destinazione è abbandonata alle esigenze private, e questo indica una visione ristretta ed insufficiente della missione che le è affidata. L'urbanistica ha quattro funzioni principali: prima, garantisce agli uomini alloggi salubri, crea ambienti in cui siano ampiamente assicurati lo spazio, l'aria pura e il sole, che costituiscono le condizioni essenziali della vita; seconda, organizza i luoghi di lavoro in modo che questo, invece di essere un'attività penosa, riprenda il suo carattere di naturale attività umana; terza, prevede le installazioni necessarie alla buona utilizzazione delle ore libere, per renderle benefiche e feconde; quarta, stabilisce il collegamento tra queste diverse organizzazioni con una rete di traffico che garantisca gli scambi pur rispettando le prerogative di ciascuna. Queste quattro funzioni, che costituiscono i quattro punti chiave dell'urbanistica, si estendono ad un campo immenso perché l'urbanistica è la conseguenza di un modo di pensare calato nella vita pubblica con una tecnica dell'azione" (Le Corbusier, La carta di Atene, Milano 1960).
"L'urbanistica è definibile oggi come la dottrina che si occupa con criteri architettonici, estetici, scientifici e dell'organizzazione sociale e coi mezzi della più moderna tecnica, dell'organizzazione dei luoghi o centri destinati all'abitazione, alla produzione, alla distribuzione, alla vita collettiva, allo svago e riposo dell'uomo, con le comunicazioni e i trasporti relativi, nel modo più conforme alla intrinseca funzionalità di quelli e alle superiori necessità sociali collettive" (P. BOTTONI, Milano 1938).
"L'urbanistica, pur non essendo una scienza esatta (...) mira a comporre armonicamente, attraverso delle norme, una sintesi architettonica di tutti i valori che costituiscono un agglomerato urbano nel più vasto significato della parola. E' dunque un'arte. A problemi di vario ordine: di igiene, di traffico, di economia, di conforto sociale, di estetica, di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio monumentale, ecc. l'urbanistica deve dare una risposta in un unico quadro nel quale non va tenuto solamente conto delle necessità, ma anche della bellezza, risolvendo anzi in quest'ultima ogni problema della necessità" (L. PICCINATO, Urbanistica, Roma 1943).
"L'urbanistica non è creazione propriamente artistica, ma problema di cultura e di metodo, cioè critico e storicistico. L'urbanistica deve individuare il valore dei diversi fatti storici, riconoscendone l'identica legittimità (...) Premesso che i caratteri economici dell'urbanistica sono da coordinare con quelli estetici e che l'urbanistica, sempre in quanto critica, comprende il restauro, le conciliazioni ambientali e simili (...) scartata la soluzione neoclassica (...) deve fare in modo di giungere alla coscienza simultanea di diversi elementi architettonici in uno spazio costruito attraverso una prospettiva non più geometrica, ma mentale, che ogni contingenza riduca, se non all'unità suprema dell'arte, all'unità di quel piano di cultura e di gusto che legittima l'arte contemporanea". (G. C. ARGAN, 1964, tratto da C. L. RAGGHIANTI, Nota sull'urbanistica). Definizioni ampie, quelle sopra riportate, che cercano di esplicitare tutte le possibili caratteristiche dell'urbanistica, gli stretti contatti che essa ha con altre discipline, come l'architettura, la storia, l'ingegneria, la sociologia, la religione, ecc. Proprio per questo allargamento teso a comprendere tutte le forme espressive possibili e le applicazioni passate, presenti e future, queste definizioni non paiono del tutto soddisfacenti perché troppo prolisse e articolate a fronte di una formulazione sintetica, del genere di questa: l'urbanistica studia e realizza in maniera coerente le forme insediative più adatte per l'uomo, in relazione alle caratteristiche ambientali del sito prescelto e di quelli circostanti, alle molteplici esigenze umane ed alle risorse economiche disponibili, privilegiando il più possibile il carattere estetico.

3. Carte d'archivio relative a Grottammare
I documenti conservati presso l'ASR sono costituiti da relazioni, contratti, documenti di vario genere, schizzi, disegni, mappe catastali e piante del paese.
Nelle figure allegate (v. elenco illustrazioni), oltre a piante di Grottammare disegnate tra il 1813 e il 1827, sono riportati alcuni disegni relativi alla chiesa parrocchiale e al forno e pochi schizzi concernenti la concessione di lotti, le modifiche da apportare alla via Lauretana e gli interventi risanatori proposti per il vecchio incasato. A titolo comparativo si riportano stralci dalle piante catastali coeve di Marano, S. Andrea e S. Benedetto.
Scorriamo rapidamente il contenuto delle tre buste della serie XI, ASR, Buongoverno.
Il 25 gennaio 1779 a Grottammare si verifica una frana che fa crollare alcune case a ridosso della collina e ne danneggia altre. Le autorità fanno intervenire l'architetto camerale Pietro Augustoni che attribuisce l'accaduto alla natura incoerente del terreno, alla presenza di falde acquifere ed ai guasti provocati dalle grotte scavate dagli abitanti: infatti egli riconosce "essere la precisa, ed intrinseca Causa del male accaduto, e di quello, che dovea temersi in appresso l'infelicità del Fondo, su di cui è il fabricato di esso Castello per essere, arenoso, insuppato dalle Aque Sorgenti, premuto dalla Rupe Superiore, ed'attratto dalla Profondità di un Fosso laterale" (dal Chirografo di Pio VI del 30 novembre 1779).
Per evitare altri danni, con l'autorizzazione del prefetto del Buongoverno, fa perciò demolire le case lesionate ed impiega i materiali di recupero per tamponare gli scavi.
Il vecchio incasato di Grottammare all'epoca del censimento del 1782 conta 2449 abitanti con una densità ragguardevole, tanto che è difficile trovare case in affitto. Vagliata la situazione, si ritiene opportuno non ricostruire le case nel vecchio paese né sulla collina prossima a villa Azzolino, ma si preferisce realizzare invece un nuovo incasato alla Marina. A tal fine con fondi pubblici vengono acquistati dei terreni da cedere gratuitamente ai cittadini che ne facciano richiesta, privilegiando coloro che hanno perso la casa per la frana. A questi verranno concessi anche modesti contributi in denaro e materiali edilizi di ricupero.
Il programma presentato dal cardinal Casali, prefetto del Buongoverno, viene approvato da Pio VI che, il 30 novembre dello stesso anno, emana il chirografo che dà l'avvio alla realizzazione del piano urbanistico tracciato dall'architetto Augustoni.
Il concetto base è molto semplice e lo ricordo con le parole dello stesso autore, tratte da una relazione del 13 giugno 1783 e quindi arricchite anche di una nota critica su quanto già realizzato: "Quattro sono le Linee dell'Incasato nuovo: due a tre Piani col Pian terreno; l'altre due a due Piani soli (...) Tutte le fabbriche sono piantate nella respettiva Linea, ma finora sembrano sparse, e disordinate, maggiormente perche qualche Fabbrica si vede coperta nel suo tetto a due pendivi, contuttocche una sola metà della latitudine della Linea sia stata Incasata. Oltre la mostruosità per l'ineguaglianza, altri se vorranno incasare da vicino saranno costretti a seguitarne l'errore per la non osservata simmetria (...) Mi sarebbe piaciuto rimuovere la vecchia strada Lauretana, e stabilirla nel nuovo Incasato (...) sarebbe tempo di dare qualche sesto, e profilo alla detta strada Lauretana, giacche nessuno sa comprendere il perché non sia stata delineata rettilinea fuori dell'Incasato, quando non accadeva comprar Terreno per farla seguita, essendo che la strada vecchia poteva comodamente incorporarsi al Terreno contiguo della stessa Comunità."
Come spesso accade, è accaduto ed accadrà in casi del genere, il progredire dei lavori è costellato da polemiche e rivendicazioni tra privati, a volte acuite dall'atteggiamento dell'amministrazione comunale, completamente esclusa dalla gestione del programma edilizio. A questa sovrintende un delegato del prefetto del Buongoverno, in un primo momento il governatore pro-tempore di Fermo e poi, per moltissimi anni, il fermano conte Eufemio Vinci che esercita la sua attività con vigile attenzione e molto zelo.
Si deve attribuire proprio al Vinci la conclusione positiva della contestata attribuzione della proprietà di una estesa zona a nord dell'abitato, rivendicata dal benestante locale Giosafat Ravenna che, nel 1805, aveva comprato dei terreni dalla R. C. A. senza che però venissero chiaramente indicati i confini. Dopo più di venti anni e dopo che i tribunali locali si erano pronunciati a favore del Ravenna, si riesce a trasferire la causa nella capitale e a concluderla vantaggiosamente per lo Stato.
Molti sono i documenti relativi a costruzioni d'interesse pubblico, come il forno casalino, la chiesa parrocchiale, il palazzo comunale. Sulla bella pianta del paese del 1826, opera dell'ing. Dassi, cfr. fig. 3, risultano chiaramente indicati anche la dogana, la caserma della forza pubblica, il forte di protezione della spiaggia, l'ufficio sanitario, ecc. A quarant'anni dall'inizio dei lavori la popolazione del nuovo incasato supera già quella residente nel vecchio Pochi anni prima del 1780, provvedimenti analoghi erano stati disposti per la ricostruzione di Servigliano (Castel Clementino) e, su progetto dello stesso Augustoni, verranno adottati qualche anno dopo per la costruzione del nuovo incasato di Pedaso.
Indugiare oltre sull'argomento significherebbe oltrepassare sicuramente i limiti concessimi e tediare l'uditorio. Passo quindi alla conclusione.

4. Conclusione
Le quattro funzioni dell'urbanistica ricordate da Le Corbusier sono pienamente rispettate, anche se inconsapevolmente, da Augustoni ma l'applicazione ovviamente è in linea con i suoi e non con i nostri tempi.
L'insediamento alla marina assicura una salubrità sconosciuta al vecchio incasato; i luoghi di lavoro vengono inseriti nel reticolo dell'abitato, sia pure in un secondo momento; per trascorrere le ore libere ci sono la chiesa - si ricordi che siamo nello Stato Pontificio prima della rivoluzione francese! - e l'osteria; esistono vie di comunicazioni marittime e terrestri.
Augustoni rispetta inoltre quanto prescritto da Bottoni e Piccinato. Il precetto di Argan è un po' troppo teorico per essere pienamente tradotto in pratica ma, con un po' di buona volontà, vi si possono trovare delle sintonie con l'operato dell'architetto pontificio. Ribadisco pertanto non solo l'importanza della documentazione conservata all'ASR come fonte storica primaria per ricostruire la genesi della moderna Grottammare, decisa per atto sovrano, ma anche la compatibilità dell'intervento dell'Augustoni con i requisiti posti a base delle definizioni moderne dell'urbanistica.

FONTI ARCHIVISTICHE
- ASR, Buongoverno, serie XI, buste 416-417-418;
- " " " XIV, mappa n. 29;
- " " " X, buste 68-69-70;
- ASR, Catasto Gregoriano, provincia di Fermo mappe n. 17, 18 e 43; provincia di Ascoli mappa n. 105; relativi brogliardi.

BIBLIOGRAFIA - G. NEPI, Storia dei comuni piceni, vol. IV, Pedaso - Rotella, Fermo s. d. (1972?), pp. 26-33.
- E. SCANDURRA, Le basi dell'urbanistica. Conoscere e pianificare il territorio, Roma 1988.
- D. CECCHI, a c. di, Centri storici minori. Proposte per il recupero, Castelferretti 1990, pp. 433-460, 663-665.
- P. FEDELE, a c. di, Grande Dizionario Enciclopedico, vol. XX, Torino 1991, s. v. Urbanistica, p. 604 e ss.

ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI
Presenti nei "Quaderni dell'Archivio Storico Arcivescovile di Fermo" nn. 17-18, 1994
- fig. 1, 1a: particolare della mappa originale del Territorio di Grottammare (...), ASR, Catasto Gregoriano, provincia di Fermo, mappa n° 17.
- fig. 2: Parte del tipo del Nuovo Incasato di Grottammare, ASR, Buongoverno, s. XI, b. 418.
- fig. 3: Pianta del nuovo Incasato di Grottammare (..). fatta a Fermo li 15 Settembre 1826 dall'ing. G. B. Dassi, ASR, Buongoverno, serie XIV, mappa n° 29.
- fig. 4: Disegni allegati alla relazione dell'ing. Costantino Agnelli, relativi alla proposta d'interventi da effettuare al vecchio Incasato, ASR, Buongoverno, s. XI, b. 418.
- fig. 5: Pianta di Grottammare, tratta da G. Speranza, Guida di Grottammare, Ripatransone 1889.
- figg. 6, 6a, 6b: disegni allegati alla perizia della Chiesa del Nuovo Incasato, ASR, Buongoverno, serie XI, b. 416.
- figg. 7, 7a: disegni allegati al Capitolo del contratto per eseguire l'altare di marmo nella Chiesa del Nuovo Incasato, ASR, Buongoverno, s. XI, b. 416.
- fig. 8: schizzo relativo ad una richiesta di Luigi Secci del 16,5,1794, ASR, Buongoverno, s. XI, b. 416.
- figg. 9, 9a, 9b: pianta dei forni del comune e del conte G. B. Palmaroli esistenti nel vecchio Incasato (...) ing. C. Agnelli, 18.1.1826, ASR, Buongoverno, s. XI, b. 418.
- fig. 10: schizzo allegato alla richiesta di un lotto da parte del conte E. Vinci il 16.2.1827, ASR, Buongoverno, s. XI, b. 418.
- fig. 11: pianta di Marano, Catasto Gregoriano, prov. Fermo, mappa n° 18. - fig. 12: pianta di S. Andrea, ibid.
- fig. 13: pianta di S. Benedetto, Catasto Gregoriano, prov. Ascoli, mappa n° 105.
Si ringrazia la Direzione dell'Archivio di Stato di Roma per aver concesso il permesso di riprodurre i documenti di sua proprietà (autorizzazione n° /1992)

Note 1 - Va rilevato che non è stato possibile rintracciare il piano originale dell'Augustoni, sebbene venga più volte menzionato nel carteggio dell'ASR. E' opportuno ribadire, a proposito del disegno attribuito all'architetto comasco e presentato in un saggio di Pallottini contenuto nel volume "Centri storici delle Marche" come proveniente dall'ASR, che esso non è altro che la pianta del paese post 1860. L'unica differenza di questo, inoltre, con l'altro preteso piano Augustoni del 1779 esposto alla mostra sistina in corso a Loreto, è che la provenienza dichiarata è dall'Archivio privato Pallottini. A parte la notevole estensione del centro abitato, colpisce non solo la presenza dell'innesto della via Cuprense sulla via Lauretana, realizzato dopo il 1836, ma anche, e soprattutto, quella della piazza della stazione ferroviaria. Cfr. A. SILVESTRO-S. SILVESTRO, Da Ancona a Napoli, via Grottammare, con Raffaele Pontremoli pittore di battaglie. E qualcos'altro ancora, Grottammare 1991, p. 124
2 - Senza alcuna pretesa di completezza, da un manoscritto in possesso della nobile famiglia Palmaroli trascrivo solo le date ed alcune notizie concernenti le frane (lame) occorse a Grottammare in un trentennio circa a cavallo del 1779:
- 13.1.1760, "cadde la casa fuori della porta";
- 23.1.1760, "sfasciata la casa fuori della porta e quelle dei Sigg. Polidori, Travaglini, la cantina di Campeggi, l'orto di Polidori ed altre case";
- 2.11.1792, "crepò lo monte nella strada Lauretana e ricoprì porzione di strada";
- giugno 1793, "fece un altro stacco (il monte) e passò entro mare per un tiro di scioppo con palla, e portò avanti tanta lama";
- 14.3.1794, "un altro stacco di detta Lama portò via il giardino del Sig. Paccaroni, porzione di Monsignor Bacar, il detto giardino era di Monsignor Cendini".
3 - Va sottolineato che la disponibilità dei materiali da costruzione può essere fonte di svariati problemi e di ritardi nel completamento dei lavori. Come risulta dalla documentazione conservata all'ASR, Buongoverno serie X, b. 70, in quegli anni infatti, per approvvigionare la pozzolana occorrente per la ricostruzione dei muraglioni di sostegno e difesa della via Lauretana a Grottammare (contrada Lame) e a Pedaso, è necessario interessare le autorità governative di Ancona. In quella città vengono acquistati modesti quantitativi della merce a prezzi abbastanza elevati, ma poi si devono attendere alcuni mesi prima che la consegna in loco venga effettuata. S'incontrano parecchie difficoltà anche per il reperimento di pietrame per il consolidamento e la selciatura della stessa via.
4 - Da una lettera in data 26.7.1784 di Mons. Mariano d'Aquino, governatore di Fermo, al prefetto del Buongoverno stralcio un passo molto indicativo: "fino a qui i Comunisti sono andati d'accordo, han taciuto intorno alla rispettiva condotta. Divisi ora in partiti si lacerano a vicenda, e ritardano il pubblico servizio, aggiungendo così all'ordinaria negligenza nuove difficoltà per l'esecuzione dei lavori" (ASR, Buongoverno serie X, b. 70). Il disaccordo si era scatenato a seguito del comportamento illegittimo ed arrogante del tenente G. Battista Bernardini.
Spacciandosi come "deputato" ai lavori di ripristino del fosso di S. Lucia a S. Benedetto, della selciatura della strada di accesso al vecchio incasato di Grottammare, ecc., costui rivendicava gratificazioni negategli dalla Comunità del suo paese. Il Bernardini (ricordato peraltro da G. Speranza tra i grottesi illustri) giunse a sottrarre e ad alterare a proprio vantaggio documenti di ufficio, vantandosene pubblicamente e minacciando i membri del consiglio comunale. Va rilevato che, in occasione dei lavori al fosso di S. Lucia, il possidente Bernardino Voltattorni e le autorità sambenedettesi avevano inoltrato al governo pesantissimi reclami contro il Bernardini, accusandolo di curare esclusivamente e sfacciatamente i propri interessi ai danni dei frontisti della via Lauretana e dello Stato.

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