Gaetano (Cayetano) Palmaroli

Gaetano Palmaroli - José Gutiérrez de la Vega (1791-1865) Vicente Y Gonzalez Palmaroli - On the Terrace Gonzalez Vicente -The Attentive Student



3.1. Notizie biografiche
A differenza di Pietro, artista ben noto ai suoi tempi e che tuttora richiama l'attenzione di molti studiosi, Gaetano Palmaroli, pittore e litografo di qualche merito, è ormai quasi dimenticato.
Il suo nome compare in alcuni dizionari specialistici - discordi nell'attribuirgli la patria (Grottammare o Fermo) e la data di nascita (1801 o anno incerto) - ma solo la perdurante fama del figlio Vicente Palmaroli Gonzalez lo salva dall'oblio completo, come appare dalla citazione di Garollo riportata più avanti.
A seguito di fortunate ricerche condotte dapprima presso l'Archivio Storico Arcivescovile di Fermo con l'ausilio del Direttore Rev. Prof. D. Emilio Tassi e, successivamente, presso la parrocchia di Porto San Giorgio, sono stati stabiliti con certezza questi dati e ricostruita, sia pur parzialmente, la linea genealogica di Gaetano che, per quanto emerso finora, non è collegabile a quella dell'omonima famiglia grottammarese.
Dal registro dei battesimi della parrocchia di S. Lucia in Fermo, v. fig. 4.1, risulta che Gaetano, Luigi, Ignazio, Lazzaro, nato in quella città il 31 luglio 1800 da Vincenzo Palmaroli e da Maria Giuseppa della Vecchia, viene battezzato il 1 agosto. Il curato che somministra il battesimo è il prozio del neonato, Giorgio, che vive con la famiglia dei nipoti. L'atto riporta anche i nomi degli ascendenti paterni del fanciullo: il nonno Luigi, il bisnonno Quirico Amico e il trisavolo Girolamo.
Dagli stati delle anime della stessa parrocchia relativi al trentennio 1784-1814 ricaviamo il luogo (Porto di Fermo) e le date di nascita di questi personaggi: il 5 aprile 1779 per Vincenzo, il 15 gennaio 1756 per Luigi e il 10 novembre 1711 per Quirico Amico.
Nel 1814 la famiglia risiede ancora nella parrocchia di S. Lucia, che dal 1803 non è più affidata a d. Giorgio, forse defunto. A Gaetano si sono aggiunti Lucia Maddalena (nata il 29 marzo 1802), Giorgio Luigi (18 novembre 1803), Enrica Letizia (16 luglio 1805), Lucia Maria (27 dicembre 1807) e Francesca (12 aprile 1811).
Dai documenti parrocchiali di Porto San Giorgio risultano i nomi di altri Palmaroli: in linea diretta Domenico, padre di Girolamo ed i suoi ascendenti Vincenzo ed Amico; in linea collaterale Giorgio Gaetano, fratello di Girolamo, e Anna Antonia, Barlaham e Gio. Battista Gaetano, germani di Girolamo. Per ulteriori informazioni si rimanda alla linea genealogica di fig. 4.2.
Mancano notizie sugli anni dell'adolescenza di Gaetano prima del suo trasferimento a Roma, dove frequenta l'Accademia di S. Luca ed ha come maestro Tommaso Minardi, con il quale rimarrà in ottimi rapporti.(1)
Nell'archivio storico dell'istituto abbiamo rintracciato un documento da cui risulta che Gaetano, il 28 settembre 1826, consegue una segnalazione di merito nella scuola del nudo, v. fig 4.3.(2) Non abbiamo reperito null'altro sul periodo in cui segue i corsi: non sappiamo quando abbia iniziato gli studi, se e quando li abbia completati, quali siano stati i suoi mezzi di sostentamento e dove abbia abitato durante la sua permanenza a Roma, ecc.
Presto si afferma come incisore e una sua lastra di grandi dimensioni, che riproduce l'affresco di Raffaello "La battaglia di Costantino" ed è riprodotta in fig. 4.4, richiama su di lui l'attenzione della delegazione spagnola incaricata d'individuare esperti litografi disposti a trasferirsi in Spagna.(3)
Attratto dalle ampie possibilità di lavoro offerte dal Real Establecimiento Litographico - il cui fine principale era la riproduzione dei quadri del Museo del Prado - nel 1829 si trasferisce a Madrid. Possiamo supporre che le prospettive offertegli in Italia non fossero molto allettanti.
A quell'epoca la litografia, inventata verso il 1790 da Luigi Senefelder ed introdotta a Roma dal trentino Giovanni dell'Armi, è praticata correntemente in Francia ed in Italia. E' però ancora poco diffusa in Spagna e molti artisti di quei due paesi seguono i passi di Palmaroli. Con lui, infatti, si trasferiscono due compagni di studi, Augusto Guglielmi e Gaspare Sensi.(4)
Nel 1834 si trattiene a lungo nel monastero di S. Lorenzo dell'Escorial, dove riproduce ad olio molte delle principali tele ivi conservate. Collabora con la rivista El Artista, fondata in quegli anni da Federico de Madrazo e Eugenio de Ochoa. Alcune sue incisioni vengono pubblicate ne El Semanario Pintoresco Español.
Pochi anni dopo si sposa con Tommasa (Juana) González, da cui ha tre figli: Vicente, il pittore di cui parleremo più avanti; Teresa, monaca dell'ordine delle sorelle della Carità, vissuta a lungo nelle Filippine e morta a Madrid nel 1899; Maria, che sposa un funzionario del ministero delle finanze spagnole (Giuseppe Antonio Quintanilla) ed ha due figli, Tommasa nata verso il 1883 e Raffaello nato verso il 1887 e morto a Denia (agosto 1896).(5)
Nel 1841, salito al potere il generale Espartero e rientrata in Italia Maria Cristina di Napoli, Gaetano torna in patria con la famiglia dopo 12 anni di permanenza in Spagna.
Tra il 1845 ed il 1846 lavora a Fermo nel palazzo dei conti Vinci-Gigliucci, affrescando "L'ingresso a Fermo del Patriarca di Aquileia e l'incontro del Patriarca di Aquileia coi fermani capeggiati da Bongiovanni Vinci, che gli consegna le chiavi della città".(6)
Secondo Ovidi gli andrebbe attribuito anche un quadro dedicato a S. Eulalia, un tempo collocato nella chiesa nazionale degli Spagnoli a Roma, S. Maria di Monserrato, comunemente designato come opera del pittore spagnolo Palmerola.(7) Grazie alle indicazioni riportate da G. Checchetelli ed alle indagini svolte presso l'ASVR è stato accertato che Gaetano Palmaroli non va confuso con il Palmerola: questi si chiamava Ignazio qm Bonaventura, era nativo di Barcellona, nel 1843 aveva 34 anni e risiedeva nella parrocchia di S. Lorenzo in Lucina, in via Borgognona 3/A. (8)
Pertanto si ritiene che l'attribuzione suggerita da Ovidi sia da rigettare.
Oltre a svolgere la sua attività professionale si dedica con successo all'insegnamento della pittura.(9) Tra i suoi allievi vanno ricordati Mariano Bianchini, che raggiunge una certa notorietà, e Luigi Fontana (1827-1908), scultore, pittore e restauratore molto noto in vita. Da memorie locali si rileva che «di questo mese nel 1845 (1 settembre) nella Sala del palazzo Comunale si aprì pubblica esposizione delle opere di belle arti del signor cavaliere Gaetano Palmaroli, e de' suoi scolari da esso instruiti dopo il suo ritorno in patria dalla real corte di Spagna in Madrid. Esse opere aggiunsero il centinaio e furono in pitture storiche, in litografie, incisioni, acquarelli, cartoni di studi fatti su vari autori, ritratti, e lavori in plastica. Opere tutte che meritarono molte lodi dagli amatori delle belle arti, e da' professori e intelligenti fermani, e forestieri». (10)
I Palmaroli tornano a Madrid nel 1848, non solo per evitare di essere coinvolti nei moti rivoluzionari italiani ma anche, e soprattutto, perché al successo conseguito in campo artistico non ha fatto riscontro un miglioramento delle condizioni economiche della famiglia. Grazie anche ad un biglietto di Pio IX diretto alla regina di Spagna a seguito dell'interessamento di Tommaso Minardi, Gaetano riprende agevolmente la sua attività nell'ambito della corte spagnola.(11)
Ovidi ricorda, tra i tanti allievi di Minardi, anche il giovane grottammarese Mario Marini «raccomandato da suo zio Gaspare Bronzi», che si era rivolto ad un imprecisato Palmaroli, «buon pittore, studioso del vero. Si hanno di lui bei ritratti ad olio della grandezza naturale eseguiti pel suo paese. Affezzionatissimo al Minardi, morì di tisi nel più bello della sua ripromettente carriera».(12)
Molto presto Gaetano comincia ad impartire al figlio i primi rudimenti dell'arte. Nel 1848 lo affida al suo amico José de Madrazo, che lo accoglie nella scuola di San Fernando.(13) Al giovane viene impartita anche una buona educazione umanistica.
Dopo il rientro in Spagna l'attività prevalente di Gaetano rimane quella litografica. Sicuramente era riuscito ad impiantare una stamperia intorno al 1838, data di chiusura del Real Establecimiento dopo il completamento della Colección Litographica, ma senza molta fortuna: poche stampe escono da quel laboratorio, di qualità sensibilmente diversa a seconda che siano opera dell'artista o dei suoi mediocri collaboratori. Alcune delle stampe elencate da Páez Ríos, che presentano l'annotazione lita de Palmaroli; Estampada en la lita de Palmaroli, sicuramente provengono dalla sua bottega.(14)
Non abbiamo altre notizie su di lui, se non che muore a Madrid il 4 dicembre 1853 lasciando la famiglia in condizioni certamente disagiate, se il giovane Vicente si deve sobbarcare a lavori litografici e di copista di quadri per sostenere la madre e le sorelle.
In fig. 4.5 si riporta un ritratto di Gaetano, opera di Giacomo Giunchini, e in fig. 4.6 uno dello stesso Giunchini di mano di Gaetano, appartenenti entrambi alla collezione del compianto Anton Maria Aloysi.

3.2 - Opere di Gaetano Palmaroli
Nel presente elenco riportiamo i titoli delle opere di Gaetano che abbiamo rintracciato, in gran parte desunti dal testo di Páez Ríos. Nelle note viene precisata la fonte, se diversa.
1) - Opere inserite nella "Colección Lithographica de Cuadros del Rey de España ... D. Fernando VII lithographiada por hábiles artistas bajo la dirección de D. José Madrazo", Madrid, Real Establecimiento Lithographico, 1826, 3 volumi:
- Parmigianino: Personage desconocido vol. II
- Tiziano: Carlos V vol. II
- A. Van Dick: Jesús muerto en los brazos de su santísima madre vol. II
- A. Turchi: La huida a Egipto vol. III
- A. Van Dick: El Prendimiento vol. III
- D. Velázquez: La Adoración de los Reyes vol. III
- Guercino: San Pedro en la cárcel vol. III
2) - "Vista del Ynterior de la Yglesia del R.l Monasterio de S. Gerónimo del Prado en el acto de la benedición de las banderas que S.M. la Reyna N.a S.a regaló a las diferentes armas del Ejército el 28 de junio de 1852". Dis. e inc. di G. Palmaroli, stampato nel R.E.L.d.M.
3) - "Vista tomada desde el alto de S. Gerónimo de las tropas al desfilar por delante de S.S.M.M. después de haber recibido las banderas". Dis. e inc. di G. Palmaroli, stampato nel R.E.L.d.M., 565 x 480.
4) - "Vista de la casa del Ex.mo S.or Comisario General de la Cruzada decorada en las fiestas que celebró la MH villa de Madrid con motivo de haberse jurado heredera de la Corona de las Españas (...) D.a María Isabel Luisa de Borbón". Dis. di Abrial, inc. di G. Palmaroli. Folio.
5) - Opere inserite nella "Colección de retratos de los Reyes Católicos lithografiados por Cayetano Palmaroli", Madrid, Estamp.da en la Lit.a de Palmaroli, Folio:
- D.a Isabel Ia La Católica - D. Carlos II
- D. Fernando V El Católico - D. Felipe V
- D.a Juana - D. Luis I°
- D.n Felipe I° - D. Fernando VI
- D. Carlos I° - D. Carlos III
- D. Felipe II° - D. Carlos IV
- D. Felipe III° - D. Fernando VII
- D. Felipe IV
6) - Illustrazioni per "El Artista: Periódico de Bellas Artes y Literatura", 1834-36:
- Ritratti di Juan de Herrera, di Calderón e di D. José Alvarez;
- Un artista del siglo XV.
7) - Ritratti vari:
- Alcuni re di Spagna: Carlos I, Carlos II, Carlos III, Carlos IV, Felipe I, Felipe II, Felipe III, Felipe IV, Felipe V, Luis I.
- Alcune regine di Spagna: Isabel I, Juana I, Maria Cristina de Borbón.(15)
- Personaggi vari: Alfonso X, Rey de Castilla y León; Fernando V el Católico Rey de Aragón; Fernando VI; Fernando VII; José Alvarez; Wenceslao Argumosa y Bourque; Borbón (primo figlio di Isabel II); Pedro Calderón de la Barca; Manuel María Cambronero; il marito della regina Isabel II, D. Francisco de Asís; Francisco Javier Castaños y Aragoni; Antonio Hernández Morejón; Juan Herrera y Gutiérrez de la Vega; Mateo José Buenaventura Orfila; Joaquín Osma y Tricio.
8) - Ritratti della serie "Legislación".
- "M.T. Cicerón". Busto di profilo rivolto a destra: in basso iscrizione di sette righe: "Nacio en Arpino ... el 3 de Enero del año 647 de Roma (...) Su elocuencia y sus virtudes le condujeron a los primeros cargos de la República ... el dia 7 de Deciembre del año 710 cortaron ... aquella ilustre cabeza". 305 x 450. Palmaroli Madrid, Lit.a de Palmaroli.
- "Licurgo". Busto di profilo rivolto a sinistra. Iscrizione sottostante di 8 righe: "Hijo segundo de Eunomus, rey de Esparta (...) fue (...) el legislador de su patria a la que dio las leyes más estraordinarias que se conocen 870 años antes de J. C. (...) terminando voluntariamente su vida en Candia (...)" M. Carnicero lo dibujó Palmaroli Est en la Lit. de Palmaroli en Madrid. 305 x 450.
9) - Copie ad olio su tela di opere conservate nel monastero di San Lazzaro dell'Escorial:(16)
- Raffaello, La Virgen del Pez
- Giorgione, Santa Brigida
- C. Coello, La Santa Forma
10) - Opere varie.
- "Bellini. Media figura, Madrid, Lit. de Palmaroli. Ancho 0,283 x 0,375. Col Boix."
- "Retrato del picador Francisco Sevilla. Litografia de Palmaroli. Col Boix."
- "Adelaida Tosi Adicta, facultativa del Real Conservatorio de Música "María Cristina" de Madrid. Busto. Cayetano Palmaroli, retrató y litografió. Ancho, 0,353 x 0,448. Col Boix."
- Copia litografica dell'affresco di Raffaello "La battaglia di Costantino", eseguita a Roma nel 1828. (17)
- "Imago Sanctae Mariae de Planctu, quam peculiari Cultu Firmana Civitate veneratur (...)" 1843. Litografia stampata a Roma 0,370 x 0,560.(18)
- Vari ritratti a lapis: "Los generales duque de Bailen y Maroto", "Cuerpo entiero del Rey consorte don Francisco de A. de Borbón" (una delle sue migliori opere, ma anche l'ultima conosciuta); "El maestro músico Bellini"; "La cantante Tosi".(19)
- L'affresco già nel palazzo Vinci-Gigliucci a Fermo.
- Una tavoletta posseduta da Vittorio Rivosecchi, raffigurante un personaggio seduto.
- disegno del quadro di Coello sopracitato per litografia, eseguita ad opera di altro artista e pubblicata sul Semanario Pintoresco, nel quale comparvero anche disegni originali di G. Palmaroli.(20)
- sostegno del venerato simulacro della Madonna del Porto di Fermo (da nota manoscritta di A. M. Aloysi, forse apparentabile con la litografia di nota 18).(21)

3.3 - Giudizi su Gaetano Palmaroli.
Si riportano i pochi giudizi disponibili sulla figura e sull'opera di Gaetano Palmaroli.

1845 - G. CANTALAMESSA CARBONI (22)
«Il popolo Fermano levatosi a rumore e prese le armi, discacciò nel novembre del 1445 i soldati Sforzeschi e diedesi al Papa essendosene stabiliti i patti e le condizioni col Cardinale Lodovico Patriarca di Aquileja Legato Pontificio, ed essendosene ottenuta la conferma dal sommo pontefice Eugenio IV; e se ne ha memoria ne' capitoli ristampati in fronte allo Statuto di Fermo. Fu allora che Buongiovanni Vinci venne prescelto all'onorevole officio di parlamentare e ricevere l'antidetto Cardinale nel suo giungere in quella città, presentandone ad esso le chiavi a dimostrazione della obbedienza inverso la Santa Sede ed i Romani Pontefici. Questo avvenimento con giudizioso consiglio ed opportunamente ricordando una gloria di famiglia, il valentissimo Signor Cavaliere Gaetano Palmaroli tolse di corto ad argomento di una sua nobilissima dipintura, nella quale con maestro pennello effigiò Buongiovanni Vinci, e bellamente ritrasse quel suo solenne appresentarsi presso le mura della città al Patriarca di Aquileja Legato del Papa alla testa de' Fermani maestrati ed in atteggiamento di arringare presule ed intentissimo nel ascoltarlo l'accorso popolo; dipintura destinata a decorare gli appartamenti del palagio de' conti Vinci con signorile magnificenza rinnovatosi.»
1868-70 - M. OSSORIO Y BERNARD (23)
A Roma eseguì «un dibujo de La batalla de Constantino, copia del fresco de Rafael, que fué grabado en una lámina de gran tamaño y aumentó el crédito que ya gozaba de correcto y fácil dibujante.»
1880 - F. RAFFAELLI (24) «lI genio (...) portò (Mariano Bianchini) fin dalla prima età ad apprendere il disegno sotto la direzione di Luigi Gavazzi, non che del celebratissimo Cavaliere Francesco Palmaroli
»
1897 - C. ARAUJO Y SANCHEZ (25)
«Como la litografía era aquí entonces poco conocida, (don José de Madrazo) contrató artistas en Francia y en Italia para dar principio á los trabajos y que formasen escuela, como sucedió. Entre los más notables que vinieron se contaba el italiano don Cayetano Palmaroli, que llegó el año de 1829 (...) Se dedicó D. Cayetano á la litografía principalmente y á copiar cuadros (...) hay algun otro dibujo original de esto artista, que, aunque siempre malamente grabado, demuestra que á Palmaroli no le faltaba talento para haber sido un buen pintor si las necesidades de la vita no le hubieran obligado á limitar sus trabajos a cierta esfera. Se conoce que en Italia no andaban las artes mucho más prósperas que entre nosotros cuando artistas de tanto valor como el que voy citando, Gaspar Sensi y Augusto Guglielmi, se vieron obligados á adoptar la litografía y las copias como modus vivendi.»
1900 - G. DE SANCTIS (26)
«Della schiera degli allievi del Minardi ricorderemo (...) Gaetano Palmaroli di Fermo, il Sensi di Perugia, i quali due furono mandati a Madrid onde riprodurre in disegno le opere più importanti di quella pinacoteca, ed il conte Gaspare Rossi Scotti di Perugia.»
1902 - E. OVIDI (27)
«Al Sensi si uní poco dopo Gaetano Palmaroli di Fermo, il quale prese parte non meno attiva ed intelligente allo sviluppo di quelle riproduzioni, non trascurando opere di maggiore lena. Eseguì così alcuni dipinti per quella Corte, insieme ad un grande ritratto ad olio della Regina Maria Cristina, la quale ad attestargliene piena soddisfazione, lo decorò delle equestri insegne. Ritornato in patria, eseguì belli affreschi di soggetti storici e mitologici nel nobil appartamento de' conti Vinci. In Roma nell'ultima cappella della chiesa degli Spagnoli in S. Maria di Monserrato, si ha un quadro di lui: il Martirio di Santa Eulalia. Andati peraltro a male i suoi guadagni nell'arte, sentì il desiderio di far ritorno in Ispagna. E' singolare com'egli, dietro raccomandazione del Minardi, ricevuto in particolare udienza dal nuovo eletto Papa Pio IX, s'ebbe dalla benignità di questo un biglietto autografo per la suddetta Regina, scritto lì per lì, che gli valse il ripristinamento immediato de' vantaggi goduti in altri tempi presso quella Corte e quel Governo. Il figlio Vincenzo non meno distinto e simpatico artista, fu per molti anni direttore della R. Accademia di Spagna in Roma
1907 - G. GAROLLO (28)
«PALMAROLI 1) Gaetano v. Palmaroli 3 (...) 3) Vicente (1835-25.1.1896) di Madrid, figlio del pittore Gaetano di Fermo (1801-1853) (...)»
1912 - L. FONTANA (29)
«Uomo di animo aperto, cordiale, affettuoso, prese ad amarmi quasi più dell'unico suo figlio Vincenzo (quello che, più tardi, si fece grande nell'arte, e fondò a Roma l'Accademia di Spagna). Così mi sentii, come a dire, rinfrancato dalle benevole parole del Palmaroli ed assai incoraggiato; e, benché poco tempo io rimanessi nel suo studio, nondimeno, mi parve di avervi fatto rapidi progressi.»
1920 - ENCICLOPEDIA UNIVERSAL ILUSTRADA (30)
«Pintor de historia y artista litógrafo notable (...) cultivó también la pintura al óleo y dibujó para el grabado de ilustración periódica.»
1938 - CRONACHE MARCHIGIANE (31)
«Gaetano PALMAROLI, nato a Grottammare, lavorò nella prima metà del sec. XIX. Nel palazzo Vinci di Fermo si trova il suo più bel lavoro pittorico: L'ingresso a Fermo del Patriarca di Aquileia e l'incontro di esso coi Fermani capeggiati da don Giovanni VINCI, che gli porge le chiavi della città.»
1955 - L. SERVOLINI (32)
«Allievo di Tommaso Minardi (...) fu pittore affreschista.» 1957 - F. MARANESI (33)
«Nel salone centrale del palazzo (Vinci) dal pittore fermano Gaetano Palmaroli, allievo del Minardi, che fu al servizio della Corte di Spagna e morì a Madrid nel 1853, venne affrescato, tra il 1845 e il '46, il soffitto con un episodio storico avvenuto il 2 dicembre 1446: l'ingresso a Fermo del card. Ludovico Scarampi, patriarca di Aquileia legato pontificio dopo la cacciata degli Sforza, e l'incontro con Buongiovanni Vinci, prescelto dai fermani per parlamentare e consegnare le chiavi della città; nei varii personaggi sono ritratte figure di contemporanei.»
1971 R. PÉREZ Y MORANDEIRA (34)
«El Establecimiento de Litografia de Cayetano Palmaroli tuvo muy corta vida, y desde luego, no muy próspera, conociéndose tan sólo unas pocas estampas salidas de sus (...) talleres, muy desiguales en calidad, según se deban al propio Palmaroli o a los mediocres ayudantes de que se rodeó (...) Serán sus maestros (di Vicente) otros dos puristas, como su padre: Federico de Madrazo y Carlos de Ribera.»
1973 - A.M. COMANDUCCI (35)
«Studiò alla scuola di Tommaso Minardi. Nel 1845-46 eseguì i lavori a fresco nel palazzo dei conti Vinci di Fermo
1975 - BOLAFFI (36)
«Si plasmò uno stile originale, preferendo al malinconico intimismo del maestro, il filone del romanticismo storico che interpretò con minuziosa fedeltà descrittiva e fermo disegno (...) coltivò con successo la litografia, specialmente durante il lungo soggiorno spagnolo.»
1994 - D. FERRIANI (37)
Luigi Fontana «fu allievo del Palmaroli a Macerata, e quindi del Minardi a Roma (...)» (p. 124); «Palmaroli, pittore di Macerata, 151.» (p. 281)

Per quanto risulta dai giudizi trascritti, abbiamo evidentemente a che fare con un artista fedele ai precetti accademici che, per di più, ed è senz'altro un fattore aggravante, ha dovuto sobbarcarsi ad un intenso ed assorbente lavoro di litografo e di copista di quadri per sbarcare il lunario e mantenere la famiglia, cercando di non farsi coinvolgere in qualunque moto rivoluzionario, in Spagna come in Italia. Quindi un padrone del disegno, che s'inserisce tra i tanti suoi colleghi altrettanto ottimi ed abili e che, purtroppo, non sono riusciti a scrollarsi di dosso la camicia di forza accademica. Al di là degli encomi tributatigli durante il suo soggiorno in patria negli anni '40, probabilmente dovuti alla ingenua ammirazione provinciale per un personaggio che era arrivato a frequentare la corte di Spagna, rimane da studiare con attenzione le poche opere rintracciabili in Italia. La qualifica di purista, attribuitagli da Pérez y Morandeira, va connessa sicuramente alla frequentazione di Minardi ma non disponiamo di un riscontro diretto sulle sue opere che valga a giustificarla.

Note
(1) - E. OVIDI, Tommaso Minardi ... , op. cit., p. 98: in occasione del ritorno di Gaetano in Spagna il professore ottenne per il suo ex allievo da Pio IX un biglietto di presentazione alla Regina di Spagna.
(2) - Diario di Roma, n° 82, Roma 14.10.1826.
(3) - All'ASR è conservata copia dell'atto: "Istromento di concessione della facolta privativa d'introdurre, e stabilire in tutto lo Stato Pontificio una nuova arte chiamata Litocalcografia, fatta dalla Rev. Camera Ap.ca per anni nove in favore del Sig. Giovanni dell'Armi coll'annuo canone di libra una di cira in la Cam.a de' Tributi, rogato per gli atti del Nardi Seg.rio di Cam.a il di 4 Gennaro 1808" (Camerale II, b. 9, fasc. 26). G. FUMAGALLI, Bibliografia, Milano 1935, p. 220, anticipa al 1805 l’introduzione dell'arte a Roma, indica il 1807 per Milano (ad opera del trentino Giuseppe de Werz) e il 1816 per Napoli (ad opera dello svizzero Müller), affermando che "quest'arte ebbe per alcun tempo fra noi vita stentata".
(4) - E. OVIDI, Tommaso Minardi ..., cit., p. 98.
(5) - Notizie desunte dalla citata lettera in data 16 gennaio 1901, da Genova, di V. Palmaroli nipote di Gaetano a Donna Piera Palmaroli, conservata nell'Archivio della famiglia Palmaroli.
(6) - Autori che trattano di quest'opera la definiscono affresco, mentre L. PUPILLI-C. COSTANZI, Fermo, Antiquarium, pinacoteca civica, Bologna 1990, pp. 196-197 danno l'indicazione "Olio su tela; cm 148x240. Proveniente da Palazzo Vinci (')". Cfr. anche G. NEPI, Guida di Fermo e dintorni, Fermo 4^/1983, p. 137. Secondo il prof. S. Papetti, da me interpellato telefonicamente, sarebbe un olio inserito in una cornice incassata nel soffitto. Tuttavia lo studioso ha dato come riferimento del tutto attendibile la Guida di Fermo del Manaresi, dove il dipinto è definito affresco.
(7) - E. OVIDI, Tommaso Minardi..., cit. p. 98. Conferma della presenza dell'opera di Palmerola, ora non più in loco, anche in Itinerario di Roma, Roma 1870, p. 427 ("Il martirio di S. Eulalia nell'ultima cappella è del pittore spagnolo Palmerola"); in J. FERNANDEZ ALONSO, S. Maria di Monserrato, Roma 1968, pp. 95-96 (la cappella di S. Anna "era intitolata a S. Eulalia di Barcellona, e sull'altare, fin dal 1640, si trovava una tela raffigurante la Santa, dipinta da Francesco Antonio de Saponara; piú tardi venne forse sostituita da un'altra, di cui sarebbe stato autore il pittore spagnolo Palmerola (Cfr. A. NIBBY ...) Ma dopo il 1821 venne collocato al suo posto il grazioso gruppo marmoreo che oggi vi si venera"). Si fa presente che al Palmerola sono attribuite anche altre opere in Roma, cfr.: G. CHECCHETELLI, Una giornata di osservazione nel palazzo e nella villa di S. E. il Sig. Principe D. Alessandro Torlonia, Roma 1845, pp. 56-59: "La cappella (…) Per una lunga galleria mi conduco agli appartamenti. Nelle pareti di questa fiori, frutta, animali, arabeschi, prospettive e quadretti, baccanti e frutti dipinti dal Bigioli, e nella volta alcuni quadretti dipinti dal Palmerola spagnolo". Checchetelli da' un indice degli studi di vari artisti: per Palmerola via Borgognona. V. anche G. MORONI, Dizionario ... cit.: (vol. 68, p. 46), nella cappella della Madonna di Monserrato v'è "S. Eulalia vergine e martire, pittura dello spagnuolo Palmarola, sostituito al pregevolissimo trasportato nell'infermeria"; (vol. 51, p. 10), nel palazzo Torlonia a piazza Venezia "passando per una lunga galleria dipinta con frutti e fiori sulle pareti con quadri del Bigioli e nella volta con quadretti di Palmerola".
(8) - ASVR, Parr. S. Lorenzo in Lucina, Stati delle anime, anni 1842 e 1843. Nel 1842 Palmerola non è schedato. (9) - In proposito cfr. A. SILVESTRO, La villa Gioiosa di Grottammare. Ricordi, impressioni, suggerimenti, La Riviera delle Palme, n° 3 mag.-giu. 1997, pp. 13-14.
(10) - G. CANTALAMESSA CARBONI, Memorie istoriche intorno gli illustri uomini della nobilissima famiglia de' Conti Vinci di Fermo scritte e corredate da opportuni documenti da G. C. C., Macerata 1845, pp. 21-22.
(11) - E. OVIDI, Tommaso Minardi ..., cit. p. 98.
(12) - E. OVIDI, Tommaso Minardi... , cit., p. 149. Si tratta del personaggio di cui si trova traccia in una lettera di Minardi a G. Bronzi: «Roma, 30 ottobre 1850 Gentilissimo Signor Bronzi (...) fin da quando l'ottimo suo nipote Mario raccomandatomi dal buon Palmaroli fu ammesso alunno dell'Accademia di S. Luca ed io ebbi campo di scandagliare le sue belle qualità desiderai di averlo nel mio studio, onde assisterlo meglio e con particolar cura (...) Postosi a dipingere a olio in pochi mesi è giunto a tal punto cui altri non giungono in anni. Ella già avrà veduto il suo proprio ritratto; e sappia che in esso non è neppure un tocco di mia mano. Insomma io spero fra non molto di formarlo pittore compito, e aggiungo che io l'amo in particolar modo (...)», riportata in M. MANFRINI ORLANDI-A. SCARLINI, Tommaso Minardi. Disegni, taccuini, lettere nelle collezioni pubbliche di Forlì e Faenza, Bologna 1981, p. 140. Si ringrazia il direttore della biblioteca forlivese per averci inviato fotocopia dell'intera lettera, dalla quale non è possibile risalire all'identificazione del buon Palmaroli, che molto probabilmente è Gaetano e non Felice. Una famiglia Bronzi - di probabile ascendenza albanese secondo G. Cavezzi - è presente nello stato delle anime di Porto di Fermo già nel 1725. Gaspare Bronzi, impiegato di dogana, compare in quello di Grottammare del 1826. La conoscenza tra Gaetano e Bronzi potrebbe risalire quindi all'ambiente fermano-sangiorgese e non a quello grottammarese. Nel 1842-43 a Roma, in via Frattina 31, 3° piano, risiedono Elena Ricci ved. Bronzi, di Fermo, anni 66 e Candida Bronzi figlia, di Fermo, zitella, anni 36, con la serva Caterina Ricci di Fermo, delle quali ignoriamo eventuali rapporti di parentela con Gaspare. Tra i carbonari attivi nel Fermano, in stretto contatto con il grottammarese Nicola Ravenna, compare Gaspare Bronzi che, molto probabilmente, è lo stesso individuo di cui qui si tratta, v. appendice I.
(13) - Cfr. nota 22 del capitolo 2, a proposito del soggiorno di José e Federigo de Madrazo a Roma.
(14) - E. PAEZ RIOS, Repertorio ... , cit., vol. II pp. 332-335.
(15) - E. OVIDI, Tommaso Minardi... , cit., p. 98.
(16) - M. OSSORIO Y BERNARD, Galería biografica de artistas españoles del siglo XIX, Madrid 1868-1870, p. 507.
(17) - ENCICLOPEDIA UNIVERSAL ILUSTRADA, cit., p. 395. Un esemplare dell'opera, ma col titolo Allocuzione di Costantino, è conservato al Gabinetto Nazionale delle Stampe, Roma, Villa Farnesina, con queste notizie: N° negativo 1585 - Calcografia 2193, 1058, Palmaroli Gaetano disegnò, Vincenzo Salvatori incise.
(18) - Per notizie sulla sacra immagine cfr.: AA.VV., Memorie storiche del santo simulacro della Beatissima Vergine del pianto ... , Fermo 1845, v. fig. . Per la quotazione della litografia da estratto di catalogo antiquario non identificato, risalente agli anni '80 di questo secolo, v. fig.
(19) - M. OSSORIO Y BERNARD, Galeria ... , cit., pp. 507-508.
(20) - C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., cap. I, pp. 132-133, definisce pessima l'incisione mentre ricorda che il quadretto fu molto apprezzato.
(21) - A. M. ALOISY, Nota manoscritta sulla famiglia Palmaroli, s. d..
(22) - G. CANTALAMESSA CARBONI, Memorie... , cit., pp. 21-22.
(23) - M. OSSORIO Y BERNARD, Galeria ... , cit., p. 507.
(24) - F. RAFFAELLI, L'aula ... , cit., p. 17.
(25) - C. ARAUJO Y SANCHEZ, Palmaroli ... , cit., pp. 132-133.
(26) - G. DE SANCTIS, Tommaso Minardi ... , cit., p. 155.
(27) - E. OVIDI, Tommaso Minardi ... , cit., p. 98.
(28) - G. GAROLLO, Dizionario biografico universale, voll. 2, Milano 1907, v. Vol. II p. 1491.
(29) - L. FONTANA, Memorie giovanili autobiografiche raccolte da O. Roux, vol. II - Artisti - Firenze 1912, riportato in F. VIRDIA, Letture delle Marche, Padova, p. 66.
(30) - ENC. UNIV. IL., cit., p. 395.
(31) - CRONACHE MARCHIGIANE, vol. XVI, p. 84.
(32) - L. SERVOLINI, Dizionario illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1995, p. 594.
(33) - F. MARANESI, Fermo. Guida turistica, Fermo 1957, p. 265.
(34) - R. PÉREZ Y MORANDEIRA, Vicente Palmaroli, Madrid 1971.
(35) - A. M. COMANDUCCI, Dizionario illustrato... , cit., vol. IV pp. 2306-2309.
(36) - BOLAFFI, Dizionario enciclopedico ... , cit., vol. VIII, p. 284.
(37) - D. FERRIANI, Ascoli Piceno, Pinacoteca civica, Bologna 1994, pp. 124 e 281. Da rilevare l'inesattezza e la lacunosità dei dati identificativi di Gaetano Palmaroli (che proprio di lui qui si tratta) oltre all'errata indicazione (151, anziché 124) della pagina nell'indice dei nomi. Nel medesimo volume a p. 126, fig. 337 è riportata una fotografia di Villa Gioiosa a Grottammare, olio su tela di Guglielmo de Sanctis (Roma 1829-1911), autore da noi più volte citato. Per villa Gioiosa, sito cui A. G. Barrili spesso si riferisce nel suo romanzo Come un sogno, ambientato a Grottammare, cfr. A. SILVESTRO - S. SILVESTRO, Da Ancona a Napoli, via Grottammare, con Raffaele Pontremoli pittore di Battaglie. E qualcos'altro ancora, Grottammare 1991, pp. 107-109. V. anche la precedente nota 9.

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