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IL RITORNO DI BARABBA
NELLA STORICA PROCESSIONE DEL CRISTO MORTO
Anche quest'anno (come ogni tre anni) si è solennemente svolta a Grottammare, nella sera
del Venerdì Santo, la Sacra Rappresentazione simbolica della Passione e Morte di Gesù
Cristo, a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone in costume e non (legionari
romani a piedi e a cavallo, il Gesù che porta la croce, il Cireneo, i Sacconi con i
simboli e gli strumenti della passione, i cori, ecc.).
La processione del Cristo Morto fu istituita nel 1738 da Padre Antonio Petrocchi di
Castignano con il beneplacito dell'allora Vescovo ripano Francesco Correa.
In quel tempo aveva cadenza annuale ed era celebrata dalle locali Confraternite, tra
cui quella del Santissimo Sacramento (esistente già nella metà del XVI sec.).
Nel 1757 la cura e lo svolgimento della Processione passò all'istituenda Compagnia
della Passione e Morte di Gesù Cristo e dei Dolori di Maria Vergine, che, l'anno dopo,
sarà unita ed aggregata con bolla del Vescovo Nicola Recchi all'antica Confraternita del
SS. Sacramento. Negli anni '30 del Novecento, il Vescovo Luigi Ferri ne codificò
definitivamente lo svolgimento.
Dalla metà dell'Ottocento, apparve durante lo svolgimento della processione un singolare personaggio: il Barabba. Era un fantoccio di cartapesta in catene e con una lanterna nella mano, che veniva esposto in un locale situato in una delle vie in cui passava il sacro corteo. Il fantoccio non era parte integrante della processione, ne la sua esposizione era curata dalla Confraternita responsabile; potremmo dedurre che la sua esibizione rappresentasse una sorta di partecipazione laica del popolo grottese della marina alla storica processione, e, a quanto ci risulta, non per motivi goliardici o di scherno. Non sappiamo a chi venne l'idea di questa esposizione, tuttavia dagli ultimi decenni dell'Ottocento la sua uscita era curata dalla famiglia Venieri, precisamente da Luigi (1849-1916) detto "Giggitte", il più noto macellaio di Grottammare. La ripetuta esposizione del Barabba nelle varie edizioni del Cristo Morto, fu talmente sentita da tutti i cittadini sino a diventare una vera istituzione. Nel 1906 vi fu la sua consacrazione letteraria: il poeta grottese Pio Salvi lo citò in una quartina della sua celebre poesia in dialetto "Pasqua":
Venardì 'ssare, grand'avvenimente,
'Nghe la prucissià de Criste Murte,
'E Mingenzì ce do trattenimènte,
Giggitte còccie 'nu Bbarobba sturte!...
Nelle edizioni del Novecento, l'esposizione era curata dal figlio Raffaele Venieri (1884-1943) ed in seguito dal nipote Guido, spesso in collaborazione con Marcello Cameli; costoro curarono le ultime uscite avvenute negli anni '70.
Nell'edizione del Cristo Morto 2000, il Sig. Vincenzo Mascaretti (pronipote di Luigi Venieri) e l'Arch. Carminio Spinucci hanno voluto riproporre la storica esposizione, in modo da far conoscere ai giovani un'antica tradizione popolare ed ai vecchi rammentare quello che forse era stato dimenticato. Arrivederci all'uscita del 2003. Ringraziamo coloro che hanno collaborato alla realizzazione del Barabba e precisamente: la Tecno Invest Immobiliare dei Signori Novelli di S.B.T. per il manichino, il Sig. Vittorio Fazzini per la maschera, la signora Dionisia D'Ercoli per i vestiti, la Signora Elettra Ruffini Toni per la concessione del terrazzo, i Signori Guido Venieri e Marcello Cameli per i suggerimenti. Un grazie anche a Don Giorgio Carini e all'Ing. Vincernzo D'Ercoli, responsabili dell'organizzazione della Processione.
Pagina curata da Vincenzo Mascaretti. |