altro argomento sui trapianti/espianti ...

Ecco una breve considerazione sul trapianto
a cura di Luigi Pampana-Biancheri
tratto da internet
http://www.vitriol.it/CONTRIBUTI/TRAPIANT.htm

Una voce in favore dei trapianti, eppure...

  • Nella prima parte dell'articolo dal titolo "IL METODO DELLA MEDICINA" l'autore descrive "una selva di scelte morali" che il medico è costretto ad affrontare nel rapporto quotidiano con i pazienti.
    L'autore continua affermando (quasi a giustificare il limite imposto dalla scientificità della professione) che "Certo, con l’acquisizione della "scientificità" la medicina ha perso in gran parte il carisma. I nostri medici, se spesso sono in grado di "guarire", raramente sono in grado di "curare" nel senso lato del termine, cioè di prendersi cura dei loro pazienti. Essi si limitano a concentrarsi sulla malattia. Questo però è un problema che non ha nulla a che vedere con il metodo scientifico: semplicemente ai medici andrebbe insegnata anche un po’ d’umanità, di sensibilità per i problemi del paziente. Altrimenti si rischia l’esodo dagli ambulatori della medicina "ufficiale" verso le fole delle pseudo-medicine "alternative", che promettono di "curare" il paziente, ma che raramente riescono a "guarirlo", a meno che non vengano sostanzialmente "aiutate" da quei bravissimi medici che sono l’effetto placebo e la remissione spontanea.".
  • Data questa interpretazione sul metodo della professione del medico, l'articolista passa a considerare l'altro tema: L’ESPIANTO.
    ".. Ma dopo questa lunghissima premessa "di metodo" veniamo all’argomento dei trapianti. Alcuni organi oggetto di trapianto sono estremamente delicati, e si deteriorano rapidamente all’interno di un cadavere, cioè di un corpo umano in cui tutte le attività vitali sono cessate. D’altra parte vi sono casi in cui, in seguito ad esempio ad incidenti, un essere umano si viene a trovare in una situazione di "morte dissociata": il cuore batte ancora, la respirazione, seppure assistita, persiste, ma le funzioni cerebrali sono completamente cessate.
    Ebbene, in questi casi la legge consente, a seguito di una complessa procedura di verifica della morte cerebrale (elettroencefalogramma piatto per un periodo di tempo prefissato, particolari manovre fisiche atte ad accertare l’esistenza di attività sensibile, eccetera) che il soggetto venga dichiarato clinicamente morto e si possa procedere all’espianto dei suoi organi vitali.
    Per inciso, la legge prescrive che i medici che accertano la morte clinica non possano essere gli stessi che procedono all’espianto, per evitare che ci possano essere interessi di alcun tipo che conducano a svolgere l’accertamento in modo "poco diligente".
    La procedura con la quale si accerta la morte cerebrale può certo non essere perfetta. Come tutte le metodiche e le teorie scientifiche non pretende di esserlo, potrà un domani essere migliorata. Ma ad oggi è quanto di meglio si sappia fare per avere la certezza che il soggetto sia ormai irreversibilmente deceduto.
    Quindi un individuo dichiarato "espiantabile", in base alle conoscenze attuali, non ha alcuna possibilità di riacquistare la vita senziente. Ma ammettiamo che le conoscenze attuali siano imperfette: ovviamente lo sono, quindi questa ammissione non ci costa alcuna difficoltà. La loro imperfezione può voler dire che magari in una piccolissima percentuale dei casi la morte cerebrale (elettroencefalogramma piatto) si dimostra reversibile.
    Supponiamo cioè che in un caso su mille, vuoi per difetti della procedura, vuoi per una sua applicazione poco diligente da parte dei medici, vuoi per una "miracolosa" capacità di ripresa dell’individuo, dopo il periodo di osservazione prescritto gli aghi dell’elettroencefalografo riprendano a spostarsi, l’individuo si "risvegli..... ecc. ecc"


    uFermiamoci qui e rileggiamo attentamente le ultime due frasi (quelle colorate in verde):
    il Pampana-Biancheri è costretto ad ammettere che "le conoscenze attuali siano imperfette: ovviamente lo sono, quindi questa ammissione non ci costa alcuna difficoltà. La loro imperfezione può voler dire che magari in una piccolissima percentuale dei casi la morte cerebrale (elettroencefalogramma piatto) si dimostra reversibile.
    Supponiamo cioè che in un caso su mille, vuoi per difetti della procedura, vuoi per una sua applicazione poco diligente da parte dei medici, vuoi per una "miracolosa" capacità di ripresa dell’individuo, dopo il periodo di osservazione prescritto gli aghi dell’elettroencefalografo riprendano a spostarsi, l’individuo si "risvegli
    ".

    C'è la conferma dell'imperfezione del metodo diagnostico della morte cerebrale
    e la possibilità dell'encefalogramma piatto che si può dimostrare reversibile !!!
  • Lo afferma un estimatore degli espianti !




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