INTERVISTA/DIBATTITO ad ANDREA

Carissimo zio,
prima di tutto vorrei ringraziarti per il sito. Sono una persona piuttosto antitecnologica, ma sono altrettanto convinto che, immettendo la mia pagina web nel mondo, avrò sicuramente più possibilità di farmi conoscere!
Sui brani a sfondo personale credo ci sia ben poco da dire, del resto le canzoni parlano da sé. Posso soltanto aggiungere che essendo una persona "normale" (si fa per dire) ho assorbito dalle esperienze di vita le gioie ed i dolori (come tutti) e tramite chitarra e penna, cogliendo l'attimo, ho cercato di immortalare le sensazioni senza badare troppo alla forma.
Vorrei soffermarmi, invece, sulle canzoni cosiddette "politiche" (premettendo che la mia funzione non è quella di fare politica che, peraltro,disprezzo); ho soltanto descritto alcuni aspetti sociali che hanno attraversato il mio essere.
Come hai già accennato tu nella pagina iniziale, "Omicidio di Stato" è una canzone contro la pena di morte! Ho parlato dell'America perché da tutti è ritenuta l'emblema della democrazia. E' strano parlare di democrazia quando uno Stato interviene, per mezzo del boia, assassinando un uomo. E' irrilevante, secondo il mio modesto avviso, sapere se il condannato sia colpevole o meno. E' il Sistema che va cambiato! Il fatto grave è che in America la pena di morte viene votata soprattutto dai cattolici.
Non sono proprio i cattolici che proclamano a gran voce il perdono?
E' vero, come hai già detto tu, che la pena capitale esiste in tantissimi altri Stati, ma non viene quasi mai presa in considerazione con manifestazioni (pacifiche s'intende) e la cosa mi rammarica!
Credo sia scontato dire che la canzone esprime solidarietà verso tutti i condannati di ogni paese del mondo.
In "Così lontano, così vicino", la tematica sociale è completamente diversa. Ho cercato di descrivere la dittatura in Cile e ne ho approfittato per riassumere la storia di Pablo Neruda (poeta che amo tantissimo). Immagino che il Nostro, esiliato in Italia, scrivesse una lettera ad un suo amico cileno, cercando di dare coraggio e conforto alla gente.
Mi rendo conto che "C'è pianto in Palestina" può dare adito a fraintendimenti.
Il brano è comunque, a mio modo di vedere, pacifico (" Fermate quella guerra!").
L'America è stata sempre a favore di Israele (i motivi, sinceramente, mi interessano poco), fregandosene, senza mezzi termini, del popolo palestinese. Questo rimane comunque soltanto un dettaglio perché vorrei (come tutti del resto) non vedere più al telegiornale donne e bambini uccisi (siano essi ebrei o palestinesi, non fa differenza). Ma questa probabilmente rimarrà solamente un'utopia. Continuo (con poca fiducia) a sperare. Infine, in "La ballata di Sarajevo" viene descritta una guerra che, per diversi anni, ha investito l'ex Jugoslavia devastando uomini e città. Il terrore viene descritto tramite gli occhi di un soldato che, senza il proprio volere, viene scaraventato nel teatro del sangue. Alla fine preferisce morire in pace ("il mio cuore stanco non cercava vendetta") con "un ricordo da uomo e non da soldato". Concludo dicendo che mi sento concettualmente di sinistra, ma odio la politica (in tutte le sue forme) e di conseguenza i politici. Credo sia inutile, inoltre, manifestare a favore della pace (o per altri nobili motivi) mettendo a ferro e fuoco le città!
- febbraio 2003 -

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